mercoledì 21 agosto 2019

Genova, città meretrice: Intreccio affascinante di opportunità e di sprecate qualità. Di Alberto Rosselli.

Genova: intreccio di opportunità e e sprecate qualità.



Descrizione della mia Genova matrigna e mignotta: quindi da amare senza paura. Trattasi di un mio scritto (pubblicato dalla Lalli Editrice di Siena; contenuto nella raccolta 'L'Opportunità andalusa') 33 anni fa. Ero un giovane scrittore.
"Giunto ad un’alta torretta panoramica che dava sul porto, si fermò.
Proiettando lo sguardo da quello strapiombo, la città gli parve ricca di virtù nascoste e contraddittorie. Dalla coffa di quel pennone di pietra, Gustavo contemplò la concreta sintesi di un paradosso urbanistico di gigantesche proporzioni: un assurdo edificato più per amor di commercio che per amor d’arte.
L’antico nucleo urbano, dilatatosi nel corso dei secoli, mostrava per piani e terrazze un ampio anfiteatro di palazzi, chiese, grattacieli, cisterne e silos. L’ingegno dei costruttori sembrava essersi sbizzarrito grazie ai numerosi enigmi del suolo, e il loro talento non pareva avere trovato ostacoli di fronte alle obiettive difficoltà di un razionale e progressivo sviluppo. Anche se gli architetti avessero avuto più spazio, se avessero potuto abbandonarsi alla fantasia, non avrebbero comunque trovato quelle infinite risorse e quella multipla varietà di motivi che dona all’intreccio stesso delle costruzioni quella originalità fulminea, capace di introdurre in ogni anfratto il lume dell’acume. Mai gli architetti sarebbero giunti di proposito a dar vita a tali brillanti combinazioni di portici, gradinate, piazze, gallerie e ripidissime vie: fitta ma casuale compenetrazione di stili e di funzioni, di opportunità e di interessi. Insieme di combinazioni, queste, che offrono al trepidare delle arti il carattere di un’inattesa sorpresa e alla più modesta delle materie - come la pietra ad esempio - un’aurea sobrietà."

Dopo tanti anni, continuo a vedere la mia città alla stessa maniera. Ma non provo né astio, né rimpianti. La osservo, senza cuore, con il giusto distacco ma con l'intelletto di una Donna innamorata. Si sa. Le Donne amano con la testa.
L'immagine può contenere: cielo, nuvola e spazio all'aperto

sabato 3 agosto 2019

L'importanza delle tradizioni e delle radici di una comunità. La lezione di San Tommaso. Di Alberto Rosselli.




San Tommaso e gli angeli.



L'importanza delle tradizioni e delle radici di una comunità

Bella nozione di San Tommaso su che cosa è un popolo:
“Come la Senna non è un fiume determinato per l’acqua che fluisce, ma per un’origine e un alveo precisi, per cui lo si considera sempre lo stesso fiume, sebbene l’acqua che scorre sia diversa, così un popolo è lo stesso non per l’identità di un’anima o degli uomini, ma per l’identità del territorio, o ancora di più, delle leggi e del modo di vivere, come dice Aristotele nel terzo libro della Politica” (Le creature spirituali, a. 9, ad 10). La Chiesa ha sempre esortato all’amore del proprio popolo, della patria, al rispetto del tesoro delle varie espressioni culturali, degli usi e costumi e dei giusti modi di vivere radicati nei popoli".

Decadenza della Tradizione e urbanizzazione del Romanzo. Di Alberto Rosselli.



Le città interraziali, amorfe e illetterate del futuro prossimo.


Decadenza della Tradizione, urbanistica e narrativa.


La Decandenza dell’epoca contemporanea, rappresentata anche dal Romanzo ‘minimalista’ e 'nichilista', è il ‘nuovo modo d'essere’ di un Occidente incerto e senz’anima, che pone da tempo in autolesionistica discussione il suo passato e le basi della sua tradizione. E’ la crisi finale di un processo che si fonda sulla storia e le vicissitudini di popolazioni definite dai loro stessi territori e dai loro cicli evolutivi, e che purtroppo – ma forse inevitabilmente – sfocia nell’omologazione terzomondista, nella commistione forzata di razze e religioni diverse, dando vita all’ammasso pietrificato delle mostruose ‘città-mondo’, delle metropoli: scenario di narrazioni nuove, ma lontane dal vero spirito della Tradizione: segnale, forse, di una più vasta e inconoscibile “magnifica assenza di fini”.