EDITORIALE N. 15 di STORIA VERITA’
VERSO UN’EUROPA ISLAMIZZATA
L’intricata guerra civile siriana,
l’intervento militare russo e quello, ben più disordinato dell’Occidente;
l’instabilità politica di Libia e Irak; la strategia criminale dell’Isis, il ruolo
ambiguo di Arabia Saudita e Qatar, sedicenti alleati degli Stati Uniti, ma
fornitori di denaro e armi al neo-Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi; quello inquietante dell’Iran, la posizione,
apparentemente enigmatica, della Turchia (giunta alle urne sull’onda di
attentati), e il riaccendersi del conflitto tra Israele e palestinesi, sono
destinati a rendere ancora più incandescente l’area mediorientale. E’ una situazione
caotica, che sta portando ad un pericoloso irrigidimento dei rapporti tra Mosca
e Washington e che evidenzia, ancora una volta, i limiti politici e decisionali
di un’Europa debole, divisa, fiaccata da violente crisi economico-finanziarie e
scossa da folli politiche migratorie. In questo apocalittico affresco alla Hieronymus Bosch, a Bruxelles c’è ancora qualcuno che si
incaponisce nell’aprire le porte dell’UE alla Turchia del ‘sultano’ Recep
Tayyip Erdogan, probabilmente
invischiato in oscure vicende internazionali. Il tutto in nome di un peloso e
pericoloso slancio multiculturale destinato a creare gravi scompensi di carattere
etnico-culturale e religiosi nel nostro continente già minato nell’intimo dal
Relativismo filosofico e dal cancro della scristianizzazione imposta dall’Ateismo
finanziario, sostenuto dai grotteschi epigoni capitalisti del pensiero
nichilista francofortese, figlio scapestrato del marxismo ortodosso. Paradossalmente,
ed è qui il punto, chi governa l’Europa sembra smaniare per un collasso interno
del suo stesso sistema, per un suo imbastardimento, anche a costo di utilizzare
la pedina turco-islamica per trasformare un’area che affonda le sue radici
nella cultura greco-romana ed ebraico-cristiana in un contenitore poliforme, in
un mercato transculturale, capace di assorbire una domanda di beni sempre più
vasta e variegata. Risulta chiaro che, per realizzare questo insano, ma
luciferino progetto, nulla di più utile risulterebbe - oltre a facilitare
l’ingresso abusivo di centinaia di migliaia di migranti mediorientali e
africani – favorire l’entrata in Europa di 80 milioni di musulmani turchi. Va
da sé che la cancelliera Angela Merkel, il socialista François
Hollande e l’orfano del
Sessantotto Joseph Martin
Fischer (tutti strenui sostenitori di Ankara), dimenticano l’inscindibilità
storica tra cristianità ed europeismo, cioè scordano, come ha opportunamente
sottolineato Massimo De Leonardis,
ordinario di Storia delle Relazioni e delle Istituzioni internazionali e di
Storia dei Trattati e Politica internazionale – che è stato “unicamente grazie alle sue radici cristiane
che l’Europa ha potuto godere di grande sviluppo e successi in ogni campo,
culturale, artistico, economico, scientifico e tecnico, diffondendo la civiltà
in tutto il mondo”. Ma l’Europa – aggiungiamo noi – non è soltanto un mero (e
a dire il vero, difficilmente definibile) concetto geografico, bensì culturale
e religioso Non a caso, l’Europa come entità politica e spirituale nacque con
il Medioevo, e la cristianità medioevale fu, ad un tempo, ‘nascita’ e ‘frutto’
dell’Europa. Nascita, perché la sua formazione - non in senso, ripetiamo,
geografico o amministrativo, ma ideale - fu possibile soltanto su basi romane e
cristiane. Frutto, perché al tempo di Carlo Magno tale unità venne raggiunta. Ma
non è tutto. Come sottolinea De Leonardis, “la Respublica christiana si consolidò anche grazie alla
contrapposizione tra l’Europa e il suo nemico mortale, cioè l’Impero Ottomano”.
Ma c’è di più. Secondo Ludwig Hertling, docente di Storia Ecclesiastica
all’Università Gregoriana di Roma, “la
Chiesa e l’Islam sono da sempre le due grandi rivali nella storia religiosa
dell’umanità”. Una contrapposizione che, nonostante il passare dei secoli,
non sembra affievolirsi. Anzi, stando agli eventi degli ultimi dieci anni, essa
si è di fatto inasprita per la crescente e palese ostilità – antioccidentale e
anticristiana - manifestata da gran parte del mondo islamico. Ciononostante,
l’Europa della signora Merkel non sembra accorgersi di nulla, o pare volere
ignorare, per inconfessabili interessi economici e finanziari, tale verità. La Respublica christiana medioevale trovava
la sua unità nella comune fede religiosa. Mentre l’Unione Europea basa la sua
essenza e la sua politica su un sostanziale e sistematico rifiuto di ogni fede,
sul permissivismo, sul multiculturalismo sfrenato, sul ‘politicamente corretto’
e sulla tentazione relativista. “In ogni
virtù l’eccesso è sempre nocivo, se non fatale”, scriveva J. B. Duroselle.
E questo eccesso per l’Europa si identifica oggi con un lassismo mirato
scientemente alla disgregazione di valori immutabili. Oggi l’Europa ama,
infatti, combattere la propria anima e la propria cultura, mentre l’Islam si fa
sempre più vanto e forza della sua. E la Storia insegna che l’Islam avanza
quando l’Europa vacilla e rinuncia alle sue radici religiose (non dimentichiamo
che sono proprio i musulmani per primi a disprezzare gli europei che si
proclamano laicisti). Dunque. O l’anima cristiana si risveglierà o l’Europa,
nell’eventualità di un’entrata della Turchia, diverrà islamica, anche perché i
musulmani entreranno, e di prepotenza, con il loro bagaglio di intransigenti ed
assurdi dogmi, contrari non soltanto al Cristianesimo, ma ai principi del
Diritto Naturale.
Alberto Rosselli
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