EDWARD LUTTWAK: “INUTILE DIALOGARE CON L’ISLAM”
di Andrea
Cuomo
fonte: Il Giornale
Per Edward Luttwak l’ideologia
musulmana è incompatibile con la democrazia: "Il conflitto non è tra il
mondo islamico e gli Usa, ma tra il mondo islamico e l’intero mondo non
islamico"
Professor Edward Luttwak,
l'attentato di Bengasi riapre il conflitto tra l'islam e gli Stati Uniti?
«Il conflitto non è tra il mondo
islamico e gli Stati Uniti, ma tra il mondo islamico e l'intero mondo non
islamico. A Mindanao attaccano i filippini cristiani, il Pakistan è in
conflitto con l'India, ovunque c'è l'islam in contatto con il non-islam,
l'incitamento alla violenza da parte dei predicatori ha il suo effetto. Per
fortuna in pochi ricorrono alla violenza, ma tutti gli altri stanno a guardare,
compresi eserciti e forze dell'ordine».
È molto carico l'economista
statunitense di origine romena, 69 anni, conosciuto per le sue pubblicazioni
sulla strategia militare e la geopolitica, che segue con grande attenzione le
vicende italiane e parla benissimo la nostra lingua. Pessimista e provocatorio
lo è sempre stato; che sia contrario al buonismo del dialogo con i sordi e alle
missioni di pace in genere non è certo una novità.
Eppure stavolta c'è qualcosa di più:
a migliaia di chilometri di distanza da noi, la sua rabbia serena, se si può
dire così, stavolta si percepisce anche attraverso il filo del telefono. Forte
e chiara. Per lui ogni sforzo di venire a patti con l'islamismo è sciocco e
vano. E inutilmente cercheremo raggi di luce nel corso dell'intervista.
Un quadro cupo, il suo...
«Ma non è mica un quadro cupo, è la
realtà».
Dove potrà arrivare la reazione
degli Stati Uniti?
«Guardi, c'è un macrotrend evidente,
che è quello di lasciare gli islamici cuocere nel loro brodo. Gli Stati Uniti
sono riluttanti a intervenire in Libia, in Siria, perché è chiara ormai
l'inutilità di certe azioni. Basti pensare all'Irak, all'Afghanistan. Grandi
spese, nessun risultato. Una perdita di soldi e di tempo. Me lo lasci dire, in
alcuni casi si tratta di barbari che governano selvaggi. È tutto inutile. L'ambasciatore
Chris Stevens rappresentava quell'entusiasmo per la questione mediorientale che
ora, con la sua uccisione, sarà sempre meno convincente e avrà sempre meno
riscontro nella realtà».
Questo è il macrotrend, come lo
chiama lei. Ma nell'immediato qualcosa l'Occidente può fare?
«Certo: possiamo liberarci del
linguaggio falsificante. Ad esempio non c'è una nuova democrazia in Libia,
perché se non c'è rispetto della persona non può esserci democrazia. E non
credo che le cose potranno cambiare per un secolo o due. Per ora islam e
democrazia sono due parole incompatibili».
Ma ci sono esempi di islam
democratico, pensi alla Turchia...
«Certo, ma lì c'è democrazia nella
misura in cui ci sono regimi anti-islamici. Ma appena sale al potere un partito
islamico, e con Erdogan ci siamo quasi, bye-bye alla democrazia turca».
L'attentato all'ambasciata Usa a
Bengasi ha colpito l'Occidente senza varcare i confini libici. Possiamo
attenderci di essere colpiti prossimamente anche all'interno dei nostri
confini? Ci potrebbe essere un altro 11 settembre?
«Solo nei limiti delle possibilità
degli islamisti, che per fortuna solo limitate. Del resto l'11 settembre è
stato “fabbricato” in Occidente, basti pensare a Mohammed 'Atta, uno degli
attentatori, un ingegnere egiziano che lavorava in Germania. Quando invece gli
attentati sono progettati in questi Paesi non arrivano a questo livello di
organizzazione. Gli islamici sono
incapaci anche nella violenza».
Neanche l'Italia corre rischi a suo
giudizio?
«L'Italia e tutta l'Europa non hanno
nulla da temere, soprattutto se agiranno con moderazione».
Ecco, qual è il ruolo in tutto
questo dei Paesi che affacciano sul Mediterraneo e in particolare dell'Italia?
«Nessun ruolo. I Paesi del
Mediterraneo hanno solo la sfortuna di essere più vicini geograficamente
all'islam, dovranno turarsi il naso per non sentire la puzza di integralismo,
di ideologia, di selvaggeria. Mentre noi negli Stati Uniti abbiamo il lusso di
essere lontani da tutto ciò».
Beh, c'è sempre la diplomazia. Possibile
non possa fare nulla?
«Certo, bisogna essere diplomatici,
ma non cretini. Quando trattiamo con i Paesi islamici è giusto essere cauti e
moderati. Ma quando parliamo tra di noi occidentali è meglio non prenderci in
giro, almeno nell'uso delle parole».
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