mercoledì 20 novembre 2019

'L'Olocausto Armeno' (quarta edizione ampliata), di Alberto Rosselli verrà presentato e discusso a Genova (17 Gennaio 2020, presso la Biblioteca Berio) con il patrocinio dell'Associazione 'Domus Cultura'.










L’olocausto armeno (quarta edizione).

PREFAZIONE DI MARCO CIMMINO



Ricorrendo quest’anno il centenario della ‘strage armena’, Alberto Rosselli, già autore di quel capolavoro di sintesi che fu Sulla Turchia e l’Europa, si è trovato, quasi inevitabilmente, costretto a ‘ritornare’ sull’argomento ‘Armenia’, rielaborando questo libro, L’olocausto armeno (giunto, grazie alla lungimiranza della Mattioli 1885, alla sua quarta riedizione, ampliata ed arricchita da corredo iconografico): testo che del citato Sulla Turchia e l’Europa è, al tempo stesso, corollario ed approfondimento. E’, infatti, impossibile affrontare il tema dell’europeità della Turchia moderna, senza affrontare quello che ne è, evidentemente, il nodo storico e civile fondamentale: il massacro del popolo armeno, iniziato negli anni 1894-95 dai Sultani ottomani e poi portato a compimento dal Partito ‘modernista’ dei  ‘Giovani Turchi’ durante la Prima Guerra Mondiale. Crediamo che la spinta interiore che ha determinato questa necessitante scrittura, appartenga al carattere personale di Rosselli oltre che alla deontologia di ogni storiografo degno di questo nome. Il bisogno di capire, la volontà di sapere, il dovere di spiegare, sono, infatti, le concause dell’opera ultima di questo autore genovese. Perché Alberto Rosselli è un ricercatore caparbio e, al tempo stesso, un eccellente divulgatore. Egli ama entrare nelle pieghe più riposte di certe nostre memorie, diafane all’apparenza, per poi percorrerle da capo a fondo. Per capire, prima, per aiutarci a capire, poi. Riteniamo che L’olocausto armeno sia un’opera civile nel senso più alto del termine: essa è l’analisi circostanziata di una tragedia che non può rimanere entro i confini della storiografia tabellare, ma che impone, a chi scrive e a chi legge, un’attenzione viva e partecipe, un’umana compassione ed una riflessione sull’immutabilità dell’umana condizione. Si tratta, in definitiva, di un libro da leggere con l’anima, oltre che con la mente, perché scende fino al fondo di un inferno che non è opera di un dio, ma di uomini come noi. Per questo, ad un certo punto, i due saggi (Sulla Turchia e l’Europa e L’olocausto armeno) si toccano e si incrociano. Non si può infatti valutare la Turchia d’oggi, senza considerare il suo atteggiamento verso la Turchia di ieri. Per questo, in maniera assai efficace, l’autore mescola alla storia del genocidio armeno la “storia della storia” di quell’olocausto, arrivando fino a giorni vicinissimi a noi. E se vi è una parvenza di freddezza in Rosselli, essa non risiede affatto nella scarsa adesione emotiva ad un’immane sciagura collettiva di uno studioso di cui personalmente conosciamo ed apprezziamo l’indubbia umanità. Piuttosto, essa sta a significare lo sforzo costante dello storico, che non può accettare le sole ragioni dell’empatia nell’emettere i propri giudizi e che cerca di osservare la natura delle cose, e il mondo dei fenomeni, senza lasciarsi condizionare dall’entità dei fenomeni stessi. Perché un giudizio, disincantato e dolente, sulla capacità dell’uomo di straziare, oltre ogni immaginazione, altri uomini, è presente in ogni pagina di questo libro. Troppo acuto è l’autore per poter credere nelle magnifiche sorti e progressive, dopo avere perlustrato tante linee d’ombra e tanti cuori di tenebra. Così, L’olocausto armeno diventa opera figlia dell’esperienza di chi ne ha operato, capoverso per capoverso, la stesura: opera matura di un autore che padroneggia con sicurezza tanto lo strumento quanto la materia. Trattasi di un lavoro che sa dove andare a parare, fino dalle pagine di esordio e che conduce il lettore, con discrezione, com’è costume di Rosselli, fino al centro della Geenna, quasi a dirgli: vedi? Anche di questo siamo stati capaci! Se pregevole, pur nella sintesi, è la visione storiografica e la documentazione delle tappe di questo genocidio, ancora più degna di menzione è la capacità di questo libro di contestualizzare, in un felice gioco di scale e di primi e secondi piani, un avvenimento che parrebbe, nella sua cruda ferocia, del tutto incontestualizzabile. Ecco, dunque, che la strage del popolo armeno appare animata da una sua spietata logica, al pari di ogni altro consimile scempio novecentesco. E, allo stesso modo di altri, analoghi, massacri, vi sono, nel genocidio armeno inconfondibili prodromi ed identificabili segnali. Certo, alla Turchia del 1915 mancava l’implacabile e cronometrica precisione di un apparto nazista o l’inumano cinismo di quello staliniano, ma le ragioni dell’odio, dello sterminio e dell’oblio sono le stesse. E sono ragioni eminentemente pratiche, di opportunità politica e sociale. E’ probabilmente questo il dato più aberrante dei genocidi del XX secolo, da quello degli armeni a quello perpetrato da un delirante dittatore marxista come Pol Pot. La loro pianificazione è infatti assolutamente “moderna”, quasi “industriale”, con tanto di calcolo dei danni collaterali e delle economie di scala. Colpisce, a tale proposito, il fatto che gli argomenti dei ‘negazionisti’ di tutte le stragi siano assai simili tra loro. La versione secondo cui le vittime non sarebbero state uccise scientemente, ma per conseguenza di disagiate situazioni oggettive, che avrebbero aumentato a dismisura il normale tasso di mortalità in situazioni di per sé difficili (la deportazione, la detenzione in lager, la prigionia di guerra, eccetera), è, ad esempio, comune a quasi tutte le versioni negazioniste degli olocausti. Lo stesso dicasi per la tristissima conta delle vittime, che, a seconda della convenienza, moltiplicano o riducono il proprio numero in maniera eclatante. Ebbene, nulla di tutto questo è nell’opera di Rosselli. Egli appare, come sempre, animato dall’intento di avvicinarsi il più possibile al vero e alla ragione, senza pregiudizi di sorta e, soprattutto, senza quelle finalità educativo-pedagogiche per cui la Storia dovrebbe essere emendata di tutti i particolari che non siano funzionali ad un progetto manipolatorio delle coscienze. Rosselli non vuole convincere nessuno: egli si limita a mostrare le cose nella loro cruda realtà, lasciando che sia il lettore a trarne, eventualmente, delle conclusioni. Per questo, L’olocausto armeno è, prima di tutto, un libro onesto, in mezzo a tante opere che, se non sono mendaci in senso stretto, sono, quanto meno, compiacenti verso l’una o l’altra dottrina. Ma all’autore queste compiacenze non sono mai interessate. Egli si limita a raccontare, in poche, puntuali e significative pagine, un passato terribile che si riverbera su di un presente che, per molti versi, non gli è preferibile. E come al solito, ci impartisce, forse senza saperlo, una lezione di sana ed autentica storiografia, cosa di cui gli siamo grati.

Marco Cimmino

‘Il massacro degli armeni è da considerarsi come il primo genocidio del XX secolo’.
Convenzione dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite.




Nessun commento:

Posta un commento