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sabato 27 giugno 2020
Nel 1843, Søren Aabye Kierkegaard scrisse di lamentarsi del mondo, ma non perché i tempi erano cattivi, ma perché erano semplicemente miserabili e privi di passione e di slancio. " I pensieri del cuore del cuore degli uomini - scrisse il filosofo - sono troppo meschini per essere peccaminosi...Per questa ragione la mia anima torna sempre al Vecchio Testamento e a Shakespeare, perché lì almeno si sente che è l'uomo a parlare; lì si odia, si ama, si uccide il nemico; si maledicono i suoi discendenti. Lì finalmente si pecca". Effettivamente ai nostri giorni non si pecca e non si ama, e quelli si è soliti giudicare come peccati sono in realtà le 'miserie umane'. E siccome non si è più capaci perfino di amare, questi pseudo peccati non ci verranno perdonati. Gesù Cristo, il più grande creatore di paradossi divini, disse (Luca, VII, 47): "Ti dico che i suoi molti peccati gli saranno perdonati perché ha peccato, ma ha anche amato. Si perdona poco a colui che ha amato poco...Guai agli innocenti cui si avrà poco da perdonare. La loro gloria non passerà i confini del limbo".
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