Chi c’é dietro Facebook ? Di Alex Falcone (Redazioneonline – Scienze e Società)
Il numero di
iscritti a Facebook aumenta ogni settimana nell’ordine di milioni di nuovi
utenti. Sono tutte persone che rilasciano volontariamente i propri dati
personali ad un’azienda americana senza sapere chi sia dietro. Io l’iscrizione
a Facebook ce l’ho. Mi sono iscritto dopo che una persona di mia conoscenza che
si trova fisicamente molto distante mi ha invitato a farlo. Ho accettato: per
me si trattava solo di un nuovo canale di comunicazione.
Sono rimasto perplesso da subito nel leggere i termini
d’uso e le garanzie sulla privacy che semplicemente non esiste. Per questo ho
adottato estrema cautela nell’inserire dati personali che vadano oltre il nome
e l’area geografica. Ad oggi non ho capito in che modo questo network dovrebbe
essermi utile. Come ho ripetuto più volte agli amici, io non so a cosa serve.
Facebook descrive se stesso come «un servizio che ti
mette in contatto con la gente che ti sta intorno». Ma perché dovrei aver
bisogno di un computer per questo? Se ho voglia di sentire un amico, prendo il
telefono. Se la telefonata non è possibile, invio una e-mail. Non mi serve la
mediazione di un’azienda californiana. Un sito web non può sostituire le mie
relazioni sociali più di quanto un film porno possa sostituire il vivere un
rapporto di coppia. C’è differenza tra la vita ed un suo triste surrogato.
I padroni di Facebook passano la giornata a giocare
col programma, guardano i milioni di “drogati” di Facebook che forniscono
spontaneamente dettagli sulla loro vita privata, le immagini e le preferenze
nel consumo. Poi vendono il tutto ad aziende multinazionali. Così mettono
insieme montagne di denaro sfruttando l’ingenuità della gente, mercificando le
relazioni umane. Estraendo valore capitalistico dall’amicizia.
Questo basterebbe da solo a tenermi lontano da
Facebook.
Chi di voi ha mai letto l’informativa sulla
riservatezza dei dati inseriti? E’ scritto chiaramente che di riservatezza non
ce n’è. Tutto ciò che viene inserito nel sistema è a disposizione di Facebook e
delle aziende interessate alla loro commercializzazione. E allora vediamo chi
sono le persone che controllano tutto il giro, i tre membri del Consiglio di
Amministrazione dell’azienda, quelli che hanno in mano tutti i vostri dati
personali.
Mark Zuckerberg
L’inventore di Facebook. Con Chris Hughes, portavoce
dell’azienda, e Dustin Moskowitz fece partire il sito nel 2004. Ci sono in
realtà versioni differenti in circolazione per quanto riguarda la paternità del
progetto, ma quello di Zuckerberg è il nome su cui generalmente si concorda, ed
è anche l’unico ad essere presente nel ristrettissimo CdA.
Peter Thiel
Ha investito 500 mila dollari in Facebook già nel
2004, all’avvio del sito. È cofondatore e AD di Paypal, venduto a Ebay per un
miliardo e mezzo di dollari. Gestisce poi il Clarium Capital Management, ed il
Founders Fund. Etichettato, con i suoi compagni, “La mafia di Paypal” dalla
rivista Fortune.
Filosofo
laureato a Stanford, nel 1998 fu tra gli autori di “The Diversity Myth” in cui
sosteneva la tesi xenofoba secondo cui il multiculturalismo sia d’intralcio
alle libertà personali. A confermare le tendenze estremiste, Thiel è membro di
TheVanguard.org, un gruppo di pressione ultraconservatore, nato per attaccare
MoveOn.org, gruppo liberal attivo sul web. TheVanguard.org è una comunità
online che ha lo scopo di promuovere l’ultraliberismo negli Stati Uniti e nel
resto del mondo attraverso una politica di diminuzione dello Stato a favore di
un liberismo sfrenato che loro stessi definiscono «reaganiano-thatcheriano» . La
filosofia di Thiel mette in relazione il progresso umano con l’allontanamento
dalla natura. La meta finale è il raggiungimento di una vita completamente
virtuale in cui la realtà sia sostituita dall’immaginazione. Un mondo in cui
non esistano limiti né controlli.
E questo è
il principio di PayPal: spostare denaro in giro per il mondo senza vincoli. Per
Bloomberg Markets PayPal significa evitare i controlli sui traffici valutari.
Come si vede, la correlazione con la mafia non è campata in aria. Ovviamente
anche Facebook è un esperimento dello stesso genere. Un modo per creare una
comunità libera da confini internazionali completamente controllata e sfruttata
commercialmente. Facebook non produce nulla. Media relazioni già esistenti.
Perché funziona? Il punto di riferimento filosofico di Thiel è René
Girard, della Stanford University, ideatore della teoria del “desiderio
mimetico”. Girard considera le persone delle pecore che non fanno altro se non
imitarsi acriticamente. L’oggetto desiderato è irrilevante: l’esempio di uno è
sufficiente a trascinare il resto del gregge. Da qui deriva il successo di
Facebook. Ciò che non esiste nel mondo ideale di Thiel sono i concetti
antiquati del mondo reale: Arte, Bellezza, Amore, Piacere e Verità.
Thiel, quindi, sta dichiaratamente cercando di
distruggere il mondo reale, che chiama “natura”, e di installare al suo posto
un mondo virtuale. E questa è la finalità di Facebook secondo il suo padrone:
un esperimento per la manipolazione mondiale.
Jim Breyer
Fa parte di Accel Partners, che ha finanziato con
oltre 12 milioni di dollari il progetto Facebook. Inoltre è ex presidente della
National Venture Capital Association (NVCA). Un altro ex presidente della NVCA,
Howard Cox, è socio della Greylock Venture Capital, e come tale si è occupato
di una raccolta di finanziamenti di Facebook. Ma Howard Cox è anche, e qui
viene il ‘bello’, consigliere di amministrazione di In-Q-Tel.
Ora, se non sapete cos’è In-Q-Tel, v’invito a
verificare le informazioni che sto per scrivere sul suo stesso sito. In-Q-Tel è
una azienda lanciata ed appartenente alla CIA. I servizi segreti statunitensi
per promuovere le proprie attività nel settore delle tecnologie più avanzate
hanno deciso nel 1999 di costituire una propria impresa che collaborasse con le
aziende private che le sviluppano. In tal modo il rilascio all’Agenzia dei
ritrovati tecnologici è pressoché immediato.
Il primo presidente di In-Q-Tel fu Gilman Louie,
presente nel CdA di NVCA assieme a Breyer. L’ex direttrice della sezione
ricerca e ingegneria del dipartimento della Difesa ed ora figura di spicco
nella In-Q-Tel, Anita K. Jones, sedeva invece nel CdA della BBN Technologies.
Indovinate insieme a chi? Esatto, sempre Breyer.
Insomma Facebook è qualcosa di molto vicino
all’estensione tecnologica di un enorme programma per la raccolta
d’informazioni e per il controllo della popolazione mondiale. Questa è
evidentemente una iperbole, ma le informazioni di decine di milioni di persone
sono realmente raccolte ed utilizzate. «Vogliamo che tutti siano in grado di
usare Facebook», dice la voce del Grande Fratello sul sito.
Ora, tutti voi iscritti potete anche essere contenti
di partecipare a questo ‘esperimento sociale’ orwelliano gestito da chi vi
considera alla stregua di un gregge di pecore. Siete liberissimi di continuare
a fornire informazioni su di voi e sulle vostre preferenze alle multinazionali
che hanno libero accesso ai dati accumulati da Facebook.
Oppure
potreste riflettere su tutto ciò e rifiutarvi di mercificare le vostre amicizie
a beneficio di altri. Preferire la realtà ad una repubblica totalitaria
virtuale. Io, da parte mia, utilizzerò il mio account malauguratamente creato
per diffondere queste informazioni all’interno del sistema, qualunque cosa
succeda. Con gli amici, forse sembrerà antiquato, continuerò a parlare
direttamente, come quando le persone erano persone e dialogare con esseri non
reali era solo un segno di squilibrio.
Uscirne? A
quanto pare non è possibile ( http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/11/facebook-prigioniero.shtml
) , oppure è soltanto estremamente difficile, proprio come nelle associazioni a
delinquere.
Per
concludere, un giochino proposto da Tom Hodgkinson nel suo articolo: il testo
che segue è tratto dall’informativa sulla privacy di Facebook. Provate a
sostituire le parole “Grande Fratello” dove compare la parola “Facebook”.
Invito tutti coloro che non l’abbiano letta prima di iscriversi a farlo prima
possibile, giusto per poter valutare da soli se è il caso di continuare ad
usare quel sito.
1 Ti
recapiteremo pubblicità
«L’uso di
Facebook ti dà la possibilità di stabilire un tuo profilo personale, instaurare
relazioni, mandare messaggi, fare ricerche e domande, formare gruppi,
organizzare eventi, aggiungere applicazioni e trasmettere informazioni
attraverso vari canali. Noi raccogliamo queste informazioni al fine di poterti
fornire servizi personalizzati»
2 Non puoi
cancellare niente
«Quando
aggiorni le informazioni, noi facciamo una copia di backup della versione
precedente dei tuoi dati, e la conserviamo per un periodo di tempo ragionevole
per permetterti di ritornare alla versione precedente»
3 Tutti
possono dare un’occhiata alle tue intime confessioni
[…] e non
possiamo garantire – e non lo garantiamo – che i contenuti da te postati sul
sito non siano visionati da persone non autorizzate. Non siamo responsabili
dell’elusione di preferenze sulla privacy o di misure di sicurezza contenute
nel sito. Sii al corrente del fatto che, anche dopo la cancellazione, copie dei
contenuti da te forniti potrebbero rimanere visibili in pagine d’archivio e di
memoria cache e anche da altri utenti che li abbiano copiati e messi da parte nel
proprio pc».
4 Il tuo
profilo di marketing fatto da noi sarà imbattibile
«Facebook
potrebbe inoltre raccogliere informazioni su di te da altre fonti, come
giornali, blog, servizi di instant messaging, e altri utenti di Facebook
attraverso le operazioni del servizio che forniamo (ad esempio, le photo tag)
al fine di fornirti informazioni più utili e un’esperienza più personalizzata».
5 Scegliere
di non ricevere più notifiche non significa non ricevere più notifiche
«Facebook si
riserva il diritto di mandarti notifiche circa il tuo account anche se hai
scelto di non ricevere più notifiche via mail»
6 La Cia
potrebbe dare un’occhiata alla tua roba quando ne ha voglia
«Scegliendo
di usare Facebook, dai il consenso al trasferimento e al trattamento dei tuoi
dati personali negli Stati Uniti […] Ci potrebbe venir richiesto di rivelare i
tuoi dati in seguito a richieste legali, come citazioni in giudizio od ordini
da parte di un tribunale, o in ottemperanza di leggi in vigore. In ogni caso
non riveliamo queste informazioni finché non abbiamo una buona fiducia e
convinzione che la richiesta di informazioni da parte delle forze dell’ordine o
da parte dell’attore della lite soddisfi le norme in vigore. Potremmo altresì
condividere account o altre informazioni quando lo riteniamo necessario per
osservare gli obblighi di legge, al fine di proteggere i nostri interessi e le
nostre proprietà, al fine di scongiurare truffe o altre attività illegali
perpetrate per mezzo di Facebook o usando il nome di Facebook, o per scongiurare
imminenti lesioni personali. Ciò potrebbe implicare la condivisione di
informazioni con altre aziende, legali, agenti o agenzie governative»
Fonti:
The Guardian
( http://www.guardian.co.uk/technology/2008/jan/14/facebook )
Il Sole 24
Ore (
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/11/facebook-prigioniero.shtml
)
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