La 'guerra santa
islamica' contro Lenin e i bolscevichi.
Lenin si affrettò ad assicurare a
turkmeni, kazaki, uzbeki, kirghisi, tagiki "libertà e autonomia"...Ma poi.
Recensione di Rino Camilleri
Nel saggio di Alberto Rosselli,,
“Breve storia della guerra civile russa 1917-1920” (Editrice Mattioli 1885 (Fidenza), Archivio Storia,
pagg.
110, euro 14,50) un capitolo è dedicato a un episodio poco noto, la «guerra
santa» islamica contro i bolscevichi all'indomani dell'avvento al potere di Lenin.
Il quale sapeva che nelle regioni musulmane dell'ex impero zarista, la cui
completa colonizzazione era piuttosto recente, i russi erano considerati poco
meno che invasori. Perciò si affrettò ad assicurare a turkmeni, kazaki, uzbeki,
kirghisi, tagiki «libertà e autonomia»: nel 1918 cominciarono a spuntare
governi provvisori e repubbliche indipendenti asiatiche. Ma non avevano capito
niente del bolscevismo. Infatti, Lenin mandò l'Armata Rossa, che aveva appena
sconfitto i «bianchi» del generale Wrangel in Crimea. Centinaia di capi
islamici vennero eliminati e il potere dei soviet fu instaurato dovunque. E
subito, nel 1919 si scatenò la rivolta jihadista, con a capo Irgash, che unì le
tribù asiatiche nella guerra santa contro i bolscevichi. Gli insorti erano i
Basmachi, che in lingua uzbeka sta per «brigante». Niente di nuovo sotto il
sole: chi resiste a un potere totalitario passa alla storia come fuorilegge; i
vandeani, gli insorgenti italiani, i cristeros messicani...I Basmachi, 30mila
guerriglieri a cavallo, diedero non pochi pensieri a Lenin, il quale giocò
un'altra carta: il turco Enver Pascià, già leader del partito dei Giovani
Turchi che avevano sterminato gli armeni. Lenin nel 1921 lo mandò a Bukhara in
Uzbekistan per convincere i mullah ad accettare il nuovo potere rosso. Ma Enver
voleva la creazione di un vasto stato «panturanico» a egemonia turca che
comprendesse tutta l'Asia islamica e l'Anatolia. E diventò la guida del jihad.
Con la sua morte sul campo, nel 1922, non cessò la guerriglia. Fu Stalin, a
chiudere la questione. Eliminò 10mila capitribù, abolì il nomadismo degli
allevatori, mise alla fame tutti quelli che rifiutavano di lavorare nelle
comuni agricole gestite da funzionari russi. Moltissimi pastori e mandriani
preferirono riparare oltre il confine cinese. Ma non per questo cessò la lotta
degli irriducibili, che continuarono ad attaccare le guarnigioni sovietiche
anche durante la seconda guerra mondiale. Erano circa 2500 jihadisti, suddivisi
in una novantina di bande armate. Nel 1945 cominciò la campagna di bonifica che
nel '47 poteva considerarsi conclusa. Dei Basmachi non si parlò più per
decenni. Oggi hanno cambiato nome.
