mercoledì 15 luglio 2020





 
QUALCHE RIFLESSIONE SUL RAPPORTO EUROPA - ISLAM.
Di Alberto Rosselli.
(stralcio tratto dal libro dello stesso autore, 'Sulla Turchia e l'Europa', Solfanelli, 2008).
 
...“E’ unicamente grazie alle sue radici cristiane che l’Europa ha potuto godere di grande sviluppo e successi in ogni campo, culturale, artistico, economico, scientifico e tecnico, diffondendo la civiltà in tutto il mondo. (…) L’Europa è un concetto geografico, la cristianità è il territorio dell’ordine cristiano che plasma la società e lo Stato. L’Europa come entità politica e spirituale nasce con il Medioevo. La cristianità medioevale fu, ad un tempo, “nascita” e “frutto” dell’Europa. Nascita, perché la formazione di un’Europa non in senso geografico od amministrativo ma ideale e perenne, fu possibile soltanto su basi romane e cristiane (…); frutto, perché al tempo di Carlo Magno tale unità venne raggiunta”. Sempre secondo De Leonardis la respublica christiana esprimeva il concetto di un’Europa che riconosceva come sue massime espressioni istituzionali il Sommo Pontefice e il Sacro Romano Imperatore, “anche se con il tempo tali figure spesso si trovarono contrapposte”. Ma veniamo alla considerazione più interessante. “L’identità politica e spirituale europea, la respublica christiana – spiega De Leonardis - si venne a formare e a consolidare anche grazie alla contrapposizione tra l’Europa e il suo nemico mortale, l’impero ottomano”.
Ma c’è di più. Secondo Ludwig Hertling, professore di Storia Ecclesiastica all’Università Gregoriana di Roma, “la Chiesa e l’islam sono da sempre le due grandi rivali nella storia religiosa dell’umanità”. Una contrapposizione che, nonostante il passare dei secoli, non sembra essersi affievolita. Anzi, stando agli eventi degli ultimi dieci anni, essa si è di fatto inasprita, non certo per volontà della Chiesa, ma per la crescente e palese ostilità – antioccidentale e anticristiana - manifestata da gran parte del mondo islamico. Ciononostante, l’Europa non sembra accorgersi di nulla, o pare volere ignorare, magari per interessi economici e finanziari, tale verità. “La respublica christiana medioevale – rammenta De Leonardis - trovava la sua unità nella comune fede religiosa . Mentre l’Unione Europea basa la sua essenza e la sua politica su un sostanziale rifiuto di ogni fede, di ogni dogma, sul permissivismo, sul “politicamente corretto” e – aggiungiamo noi – sulla “tentazione relativista”. In ogni virtù l’eccesso è sempre nocivo, se non fatale, scriveva J. B. Duroselle. E questo eccesso per l’Europa si identifica oggi con il lassismo e il permissivismo”. “Oggi, in Europa, tutto è tollerato e l’esistenza di una verità morale e religiosa comune è praticamente bandita. Assistiamo al trionfo delle tesi di Voltaire, che proponeva: nessuna libertà per i nemici della libertà (dichiarazione che a nostro parere non fa certo onore all’indiscutibile acume del filosofo) e di quelle di un Locke, che negava ai cattolici la libertà di professare la loro fede”.
L’Europa combatte, in buona sostanza, la propria anima e la propria cultura, mentre l’islam si fa sempre più vanto e forza della sua. “Da alcuni anni a questa parte – continua De Leonardis - la minaccia islamica ha assunto una doppia curiosa valenza. Da una parte abbiamo il terrorismo e dall’altra la disgregazione (o “autodisgregazione”, nda) dell’identità cristiana europea”. (…) La storia insegna che l’islam avanza quando la Chiesa vacilla e i cristiani si lasciano sedurre dal lassismo spirituale (e dal relativismo filosofico, nda). Ma la storia insegna anche che i mussulmani per primi disprezzano i cristiani che si proclamano laicisti”. Qualche hanno fa il cardinale Giacomo Biffi aveva invitato a limitare l’immigrazione mussulmana, ammonendo: “non possiamo edificare una casa tutta aperta. Prima si costruiscono le mura, poi le porte. Questa Europa non ha futuro. O l’anima cristiana si risveglierà o l’Europa diverrà islamica, anche perché i mussulmani vengono con il loro bagaglio di intransigenti principi (…) Purtroppo, né i laici, ma nemmeno gran parte dei cristiani, pare si siano resi conto del dramma che si sta profilando. (…) I cattolici, lasciando sbiadire in se stessi la consapevolezza della verità posseduta, sostituendo all’ansia apostolica il puro e semplice dialogo a tutti costi, stanno preparando inconsciamente la propria inevitabile estinzione”.

giovedì 9 luglio 2020


Alla base di tutto sta soltanto il coraggio (delle proprie idee, delle proprie lecite speranze, dei propri ideali, dei propri amori intimi). Chi non ha il coraggio di 'esporsi' nel credere e nel dire, non può ambire a nulla. Rimane nel limbo delle congetture inespresse, come una foglia morta e calpestata. Non ha diritto di recriminare. E muore solo.

Le Istituzioni europee (Commissione e Consiglio) hanno sempre ritenuto che il 'problema' (per loro è, ovviamente, un 'problema') dell' Identità Culturale e Religiosa dovesse essere eliminato, per trasformare il Continente in uno spazio 'aperto' ad ogni commistione etnico-religiosa: una sorta di Spazio polimorfe e senza radici.


Chi nella vita non prende mai una posizione chiara e netta in materia politica, etica, sociale e sentimentale - vuoi per timore, vuoi per non perdere comode posizioni - non ha alcun diritto di lamentarsi di come vanno le cose. Meglio che taccia e svolga il suo ruolo di eunuco muto e frustrato. Cristo ha insegnato il coraggio di dire e fare, anche a costo di subire qualche seccatura. E se lo ha detto Cristo (finito in croce per avere detto la Verità) per un uomo comune, che rischia assai di meno, deve essere una regola morale inderogabile.

martedì 7 luglio 2020




Chi c’é dietro Facebook ? Di Alex Falcone (Redazioneonline – Scienze e Società)

Il numero di iscritti a Facebook aumenta ogni settimana nell’ordine di milioni di nuovi utenti. Sono tutte persone che rilasciano volontariamente i propri dati personali ad un’azienda americana senza sapere chi sia dietro. Io l’iscrizione a Facebook ce l’ho. Mi sono iscritto dopo che una persona di mia conoscenza che si trova fisicamente molto distante mi ha invitato a farlo. Ho accettato: per me si trattava solo di un nuovo canale di comunicazione.
Sono rimasto perplesso da subito nel leggere i termini d’uso e le garanzie sulla privacy che semplicemente non esiste. Per questo ho adottato estrema cautela nell’inserire dati personali che vadano oltre il nome e l’area geografica. Ad oggi non ho capito in che modo questo network dovrebbe essermi utile. Come ho ripetuto più volte agli amici, io non so a cosa serve.
Facebook descrive se stesso come «un servizio che ti mette in contatto con la gente che ti sta intorno». Ma perché dovrei aver bisogno di un computer per questo? Se ho voglia di sentire un amico, prendo il telefono. Se la telefonata non è possibile, invio una e-mail. Non mi serve la mediazione di un’azienda californiana. Un sito web non può sostituire le mie relazioni sociali più di quanto un film porno possa sostituire il vivere un rapporto di coppia. C’è differenza tra la vita ed un suo triste surrogato.
I padroni di Facebook passano la giornata a giocare col programma, guardano i milioni di “drogati” di Facebook che forniscono spontaneamente dettagli sulla loro vita privata, le immagini e le preferenze nel consumo. Poi vendono il tutto ad aziende multinazionali. Così mettono insieme montagne di denaro sfruttando l’ingenuità della gente, mercificando le relazioni umane. Estraendo valore capitalistico dall’amicizia.
Questo basterebbe da solo a tenermi lontano da Facebook.
Chi di voi ha mai letto l’informativa sulla riservatezza dei dati inseriti? E’ scritto chiaramente che di riservatezza non ce n’è. Tutto ciò che viene inserito nel sistema è a disposizione di Facebook e delle aziende interessate alla loro commercializzazione. E allora vediamo chi sono le persone che controllano tutto il giro, i tre membri del Consiglio di Amministrazione dell’azienda, quelli che hanno in mano tutti i vostri dati personali.
Mark Zuckerberg
L’inventore di Facebook. Con Chris Hughes, portavoce dell’azienda, e Dustin Moskowitz fece partire il sito nel 2004. Ci sono in realtà versioni differenti in circolazione per quanto riguarda la paternità del progetto, ma quello di Zuckerberg è il nome su cui generalmente si concorda, ed è anche l’unico ad essere presente nel ristrettissimo CdA.
Peter Thiel
Ha investito 500 mila dollari in Facebook già nel 2004, all’avvio del sito. È cofondatore e AD di Paypal, venduto a Ebay per un miliardo e mezzo di dollari. Gestisce poi il Clarium Capital Management, ed il Founders Fund. Etichettato, con i suoi compagni, “La mafia di Paypal” dalla rivista Fortune.
Filosofo laureato a Stanford, nel 1998 fu tra gli autori di “The Diversity Myth” in cui sosteneva la tesi xenofoba secondo cui il multiculturalismo sia d’intralcio alle libertà personali. A confermare le tendenze estremiste, Thiel è membro di TheVanguard.org, un gruppo di pressione ultraconservatore, nato per attaccare MoveOn.org, gruppo liberal attivo sul web. TheVanguard.org è una comunità online che ha lo scopo di promuovere l’ultraliberismo negli Stati Uniti e nel resto del mondo attraverso una politica di diminuzione dello Stato a favore di un liberismo sfrenato che loro stessi definiscono «reaganiano-thatcheriano» . La filosofia di Thiel mette in relazione il progresso umano con l’allontanamento dalla natura. La meta finale è il raggiungimento di una vita completamente virtuale in cui la realtà sia sostituita dall’immaginazione. Un mondo in cui non esistano limiti né controlli.
E questo è il principio di PayPal: spostare denaro in giro per il mondo senza vincoli. Per Bloomberg Markets PayPal significa evitare i controlli sui traffici valutari. Come si vede, la correlazione con la mafia non è campata in aria. Ovviamente anche Facebook è un esperimento dello stesso genere. Un modo per creare una comunità libera da confini internazionali completamente controllata e sfruttata commercialmente. Facebook non produce nulla. Media relazioni già esistenti.
Perché funziona? Il punto di riferimento filosofico di Thiel è René Girard, della Stanford University, ideatore della teoria del “desiderio mimetico”. Girard considera le persone delle pecore che non fanno altro se non imitarsi acriticamente. L’oggetto desiderato è irrilevante: l’esempio di uno è sufficiente a trascinare il resto del gregge. Da qui deriva il successo di Facebook. Ciò che non esiste nel mondo ideale di Thiel sono i concetti antiquati del mondo reale: Arte, Bellezza, Amore, Piacere e Verità.
Thiel, quindi, sta dichiaratamente cercando di distruggere il mondo reale, che chiama “natura”, e di installare al suo posto un mondo virtuale. E questa è la finalità di Facebook secondo il suo padrone: un esperimento per la manipolazione mondiale.
Jim Breyer
Fa parte di Accel Partners, che ha finanziato con oltre 12 milioni di dollari il progetto Facebook. Inoltre è ex presidente della National Venture Capital Association (NVCA). Un altro ex presidente della NVCA, Howard Cox, è socio della Greylock Venture Capital, e come tale si è occupato di una raccolta di finanziamenti di Facebook. Ma Howard Cox è anche, e qui viene il ‘bello’, consigliere di amministrazione di In-Q-Tel.
Ora, se non sapete cos’è In-Q-Tel, v’invito a verificare le informazioni che sto per scrivere sul suo stesso sito. In-Q-Tel è una azienda lanciata ed appartenente alla CIA. I servizi segreti statunitensi per promuovere le proprie attività nel settore delle tecnologie più avanzate hanno deciso nel 1999 di costituire una propria impresa che collaborasse con le aziende private che le sviluppano. In tal modo il rilascio all’Agenzia dei ritrovati tecnologici è pressoché immediato.
Il primo presidente di In-Q-Tel fu Gilman Louie, presente nel CdA di NVCA assieme a Breyer. L’ex direttrice della sezione ricerca e ingegneria del dipartimento della Difesa ed ora figura di spicco nella In-Q-Tel, Anita K. Jones, sedeva invece nel CdA della BBN Technologies. Indovinate insieme a chi? Esatto, sempre Breyer.
Insomma Facebook è qualcosa di molto vicino all’estensione tecnologica di un enorme programma per la raccolta d’informazioni e per il controllo della popolazione mondiale. Questa è evidentemente una iperbole, ma le informazioni di decine di milioni di persone sono realmente raccolte ed utilizzate. «Vogliamo che tutti siano in grado di usare Facebook», dice la voce del Grande Fratello sul sito.
Ora, tutti voi iscritti potete anche essere contenti di partecipare a questo ‘esperimento sociale’ orwelliano gestito da chi vi considera alla stregua di un gregge di pecore. Siete liberissimi di continuare a fornire informazioni su di voi e sulle vostre preferenze alle multinazionali che hanno libero accesso ai dati accumulati da Facebook.
Oppure potreste riflettere su tutto ciò e rifiutarvi di mercificare le vostre amicizie a beneficio di altri. Preferire la realtà ad una repubblica totalitaria virtuale. Io, da parte mia, utilizzerò il mio account malauguratamente creato per diffondere queste informazioni all’interno del sistema, qualunque cosa succeda. Con gli amici, forse sembrerà antiquato, continuerò a parlare direttamente, come quando le persone erano persone e dialogare con esseri non reali era solo un segno di squilibrio.
Uscirne? A quanto pare non è possibile ( http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/11/facebook-prigioniero.shtml ) , oppure è soltanto estremamente difficile, proprio come nelle associazioni a delinquere.
Per concludere, un giochino proposto da Tom Hodgkinson nel suo articolo: il testo che segue è tratto dall’informativa sulla privacy di Facebook. Provate a sostituire le parole “Grande Fratello” dove compare la parola “Facebook”. Invito tutti coloro che non l’abbiano letta prima di iscriversi a farlo prima possibile, giusto per poter valutare da soli se è il caso di continuare ad usare quel sito.
1 Ti recapiteremo pubblicità
«L’uso di Facebook ti dà la possibilità di stabilire un tuo profilo personale, instaurare relazioni, mandare messaggi, fare ricerche e domande, formare gruppi, organizzare eventi, aggiungere applicazioni e trasmettere informazioni attraverso vari canali. Noi raccogliamo queste informazioni al fine di poterti fornire servizi personalizzati»
2 Non puoi cancellare niente
«Quando aggiorni le informazioni, noi facciamo una copia di backup della versione precedente dei tuoi dati, e la conserviamo per un periodo di tempo ragionevole per permetterti di ritornare alla versione precedente»
3 Tutti possono dare un’occhiata alle tue intime confessioni
[…] e non possiamo garantire – e non lo garantiamo – che i contenuti da te postati sul sito non siano visionati da persone non autorizzate. Non siamo responsabili dell’elusione di preferenze sulla privacy o di misure di sicurezza contenute nel sito. Sii al corrente del fatto che, anche dopo la cancellazione, copie dei contenuti da te forniti potrebbero rimanere visibili in pagine d’archivio e di memoria cache e anche da altri utenti che li abbiano copiati e messi da parte nel proprio pc».
4 Il tuo profilo di marketing fatto da noi sarà imbattibile
«Facebook potrebbe inoltre raccogliere informazioni su di te da altre fonti, come giornali, blog, servizi di instant messaging, e altri utenti di Facebook attraverso le operazioni del servizio che forniamo (ad esempio, le photo tag) al fine di fornirti informazioni più utili e un’esperienza più personalizzata».
5 Scegliere di non ricevere più notifiche non significa non ricevere più notifiche
«Facebook si riserva il diritto di mandarti notifiche circa il tuo account anche se hai scelto di non ricevere più notifiche via mail»
6 La Cia potrebbe dare un’occhiata alla tua roba quando ne ha voglia
«Scegliendo di usare Facebook, dai il consenso al trasferimento e al trattamento dei tuoi dati personali negli Stati Uniti […] Ci potrebbe venir richiesto di rivelare i tuoi dati in seguito a richieste legali, come citazioni in giudizio od ordini da parte di un tribunale, o in ottemperanza di leggi in vigore. In ogni caso non riveliamo queste informazioni finché non abbiamo una buona fiducia e convinzione che la richiesta di informazioni da parte delle forze dell’ordine o da parte dell’attore della lite soddisfi le norme in vigore. Potremmo altresì condividere account o altre informazioni quando lo riteniamo necessario per osservare gli obblighi di legge, al fine di proteggere i nostri interessi e le nostre proprietà, al fine di scongiurare truffe o altre attività illegali perpetrate per mezzo di Facebook o usando il nome di Facebook, o per scongiurare imminenti lesioni personali. Ciò potrebbe implicare la condivisione di informazioni con altre aziende, legali, agenti o agenzie governative»

Fonti

The Guardian ( http://www.guardian.co.uk/technology/2008/jan/14/facebook )
Il Sole 24 Ore ( http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/11/facebook-prigioniero.shtml )

sabato 4 luglio 2020



La mia battaglia

Per Aristotele contro Platone
Per San Tommaso contro Hegel
Per i salmoni contro le carpe
Per la Provenza contro i Caraibi
Per la magia contro la medicina
Per il pesce contro la carne
Per le acciughe fritte contro il kebab
Per l’orso contro il cacciatore
Per il formaggio contro la mortadella
Per il sesso contro i surrogati modernisti
Per il reggicalze contro il collant
Per la moto contro l’auto
Per il vino d’annata contro il cocktail
Per chi serve da bere ad una Signora contro chi se ne dimentica
Per chi ‘ascolta’ una Signora contro chi la sommerge di se stesso
Per la giacca di lino grezzo contro la tuta
Per il pantalone corto (kaki) al ginocchio contro il ‘pinocchietto’
Per la cravatta in tinta unita, ma a fiorellini, contro la ‘regimmental’
Per la carica dei 101 contro quella dei 600
Per Paperino contro Topolino
Per gatto Silvestro contro Titti

Per Borges contro Márquez
Per la ‘secessione viennese’ contro l’’espressionismo’
Per l’Austria contro il Brasile
Per il baciamano contro l’abbraccio
Per il ‘Lei’ contro il ‘Tu’
Per il coraggio di ‘lasciarsi’ contro la paura della ‘solitudine’
Per l’ironia contro chi non la possiede
Per l’immaginazione contro la fantasia
Per il Genoa Cricket and Football Club contro tutti




"Il vanto di un nome illustre, lo sforzo del potere e tutta la bellezza, tutta la ricchezza che mai sia stata data, attende allo stesso modo l'ora inevitabile. I sentieri della Gloria non portano che alla tomba."

Thomas Gray: 'Elegia scritta in un cimitero campestre' (1751).






PERCHE’ LA SHARIA E’ ANTICOSTITUZIONALE

Di Alberto Rosselli

Il secondo comma dell’art 8 della Costituzione e la dodicesima delle sue Disposizioni Transitorie e Finali, benché apparentemente diverse nella finalità giuridica e sociale, hanno molto in comune: il primo limita la libertà associativa delle religioni (non specificate), qualora siano in contrasto con le nostre leggi, l’altra vieta la riorganizzazione del Fascismo, in nome della salvaguardia di una libertà più generale, che a tutti deve essere garantita.
Qualcuno è in grado di spiegare come mai, a dispetto di quanto enunciato dall’art. 8 della Costituzione, in Italia e in tutt’Europa, si continuano a costruire moschee, senza neppure organizzare un referendum tra la popolazione locale, spesso contraria alla loro edificazione?
Ora, è ben noto che tutte le organizzazioni islamiche che chiedono e ottengono la costruzione di nuove moschee si richiamano alla legge coranica, ovvero alla Sharia, che è l’antitesi delle nostre democrazie. Tutti i movimenti che costellano il variegato mondo islamico, si ispirano al Corano e alle sue leggi. Al punto tale che le Nazioni islamiche non aderiscono alla Convenzione ONU per i Diritti dell’Uomo, ma ne hanno creata una ad hoc, per l’appunto ispirata alla Sharia.
Le moschee in Europa dunque non rappresentano solo un rischio per noi, ma anche per i diritti degli immigrati laici provenienti dal mondo islamico che, giunti qui in cerca di libertà da regimi teocratici o autoritari, dopo aver affrontato sacrifici e difficoltà, si vedono costruire anche qui la madrassa dietro casa. Purtroppo gli “islamici” autenticamente moderati sono una netta minoranza tra gli immigrati
l’Islam nasconde, sotto l’apparenza di una “religione di pace”, quella che è solo ricerca del più assoluto dei poteri assoluti, ovvero la conquista di tutto il mondo, con la predicazione o con la spada. Secondo la Sharia le donne, ereditano metà di quanto spetta agli eredi maschi. Il Corano prescrive chiaramente (Sura XXIV – 2) la fustigazione delle adultere e in alcuni paesi islamici poi la fustigazione, è stata sostituita dalla lapidazione pubblica.
La Sharia condanna  in diverse nazioni islamiche l’apostasia con la pena di morte, quanto ai diritti delle minoranze religiose, stendiamo pure un velo pietoso… La Sharia prescrive la pena di morte per gli apostati
Qualcuno obietterà che anche nel Diritto Canonico l’apostasia era un reato punito con la pena di morte, ma tale infame legge è stata abrogata quasi un secolo fa, quanto ai roghi contro gli eretici, sono ormai stati spenti da tre secoli. Non sarà molto, ed è un risultato ottenuto non tanto per volontà della Chiesa quanto per le lotte e il sacrificio di tanti spiriti liberi,spesso atei o agnostici, ma ciò significa che qualche passo verso la laicità la Chiesa l’ha compiuto, sia pure “obtorto collo”. E comunque nel Vangelo non si parla di condanna a morte per gli apostati, cosa che invece è prescritta nel Corano: poiché le religioni vanno giudicate e seguite dalle loro fonti, come Dante insegna (Paradiso, IX, 131 -138), questo fa una differenza enorme tra i due libri sacri.
Come puntualizzato, solo pochi anni fa, dall’Ayatollah Khomeini: “L’Islam o è politico o non è”. Se la Costituzione proibisce, giustamente, la riorganizzazione del partito fascista, mi chiedo perché mai si conceda ai fedeli musulmani, portatori di una religione ancor più totalitaria, di costruire moschee per diffondere la Sharia.
Comunque, tornando all’aspetto puramente giuridico: è chiaro che il principio di rispetto delle nostre leggi richiamato dal secondo comma dell’art. 8 della Costituzione andrebbe esteso non solo all’Islam, ma a tutte le religioni in contrasto con le nostre istituzioni: se, ad esempio, nel nome del politically correct si concedesse agli immigrati induisti di costruire templi nei quali si fomentasse la costituzione di una società basata sulle caste o si “persuadesse” la vedova a buttarsi sul rogo del caro estinto, la sostanza di quanto qui esposto non cambierebbe di una virgola.

venerdì 3 luglio 2020

Gli idioti o gli ignoranti si 'aggrappano' disperatamente agli aforismi dei Grandi, senza mai comprenderne il reale significato. Lo fanno per sentirsi 'acculturati', ma in realtà non possono comprenderne il reale o fittizio fine. Farebbero meglio a trascrivere barzellette degne di una portinaia.
Libri consigliati.