La nave corsara 'Alabama'.
I corsari confederati
di Alberto Rosselli
Per cercare di controbattere al blocco navale -
attuato dalla flotta unionista a partire dal 19 aprile 1861 – e con il duplice
scopo di danneggiare l’economia degli Stati industrializzati del nord e di
erodere la superiorità numerica della Marina avversaria, nel maggio del 1861,
il comandante in capo della Marina Confederata, Stephen Russell Mallory (1813-1873) - che prima della Guerra
Civile americana aveva ricoperto l’incarico di presidente del Comitato
senatoriale per gli Affari Navali – diede incarico al comandante James D. Bulloch (1823-1901)
di varare un piano per la riconversione di alcune unità leggere e per la
costruzione di una vera e propria flotta di navi ‘corsare’ atte ad ostacolare,
su tutti i mari, il traffico mercantile nemico (va ricordato, a questo
proposito, che già nel 1812 la neonata marina americana aveva già utilizzato
vascelli ‘corsari’ contro la flotta britannica).
Secondo il piano, la maggior parte delle unità sarebbe stata allestita presso i
cantieri navali del Sud, mentre per alcune navi più potenti e moderne (come gli
‘incrociatori corazzati’ a propulsione mista) ci si sarebbe dovuti rivolgere ai
più attrezzati cantieri inglesi e francesi.
Inizialmente, come si è detto, Bulloch dovette accontentarsi di allestire in
patria unità di non grande tonnellaggio, come il Sumter (di cui parleremo più
avanti) e la Jefferson Davis.
Per la cronaca, la prima nave
corsara sudista ad entrare in attività su proprio il Sumter, del
capitano Raphael Semmes, che, il 21 giugno 1861, cioè appena tre giorni dopo
aver salpato le ancore, colò a picco il primo mercantile unionista. Parlando di
guerra di ‘corsa’ occorre, prima di addentrarci nei fatti, rammentare la
differenza tra ‘pirati’ e ‘corsari’, due termini che troppo spesso vengono
confusi e adoperati in maniera impropria.
Il ‘pirata’ era (ed è) infatti un semplice predone di mare, che agiva di
propria iniziativa e per
il proprio esclusivo tornaconto, aggredendo e predando tutte
le navi che incontrava e, talora, facendo addirittura incursioni contro città
costiere a scopo di saccheggio o estorsione.
Il ‘corsaro’ era invece un privato o un militare che, dietro autorizzazione o
specifico incarico di un governo, agiva sostanzialmente come un ‘pirata’,
girando però le sue ‘prede’ al suo committente.
A partire dal XVI secolo, i sovrani d’Inghilterra fornirono – come è noto - ai
propri ‘corsari’ apposite ‘lettere di marca’ che li autorizzavano a compiere
affondamenti e catture di navi appartenenti ai nemici del regno insulare:prassi
poi seguita da altre Potenze. In
risposta alla dichiarazione di guerra del presidente Abramo Lincoln, il 17 aprile 1861, il
parigrado confederato Jefferson Davis invitò tutti i proprietari privati di
navi e gli armatori “a fare richiesta di
autorizzazione o di lettera di corsa”: invito trasformato poi in
autorizzazione ufficiale dal Congresso di Richmond il 6 maggio dello stesso
anno. Da quel momento in poi, non
pochi proprietari di unità misero a disposizione i propri legni, trasformandoli
in navi ‘ausiliarie’ destinate ad affiancare le navi da ‘corsa’ appositamente
allestite dalla Confederazione. Grazie
agli strepitosi successi che, come vedremo, nel corso della Guerra Civile
verranno conseguiti dai ‘corsari’ confederati, il presidente Lincoln sarà
costretto ad emanare un proclama con il quale tutti i ‘corsari’ confederati
verranno considerati alla stregua di semplici ‘pirati’ e quindi passibili, in
caso di cattura, di dure ritorsioni.
Sei mesi dopo l’emanazione del proclama, il comandante del corsaro sudista Savannah, arresosi in seguito ad un
intercettamento da parte di navi nordiste, verrà infatti processato, ma alla
fine graziato dalla giuria, assai dubbiosa circa l’effettiva attività ‘piratesca’
esercitata dalla nave. Dubbio
condiviso anche dalle Grandi Potenze europee dell’epoca (tra cui l’Inghilterra
e la Francia) che si rifiuteranno, anche per motivi di convenienza economica,
ad accettare la validità del proclama Lincoln.
Ma ritorniamo all’operato dall’intraprendete comandante Bulloch. In brevissimo tempo - come riporta lo storico
americanista Raimondo Luraghi nel suo A
History of the Confederate Navy.
U. S.
Naval Institute Press, 1996), Bulloch riuscì ad approntare, anche tramite
riconversioni, numerose unità, una vera e propria flotta corsara, che venne
anche implementata da unità commissionare presso i cantieri inglesi, come nel
caso di tre specifici ‘incrociatori’.
La Gran Bretagna
fornì, infatti,: l’Alabama (nave che,
una volta varata, fu affidata al comandante Raphael Semmes, (1809-1877), che in
precedenza, tra il 1861 e il 1862, era stato imbarcato sul corsaro Sumter (unità da 437 tonnellate e da 9
nodi di velocità massima) il Florida
(ex Oreto) consegnata, nel marzo del
1862, dai cantieri William C. Miller
and Sons of Liverpool al capitano John Newland Maffitt, e lo Shenandoah (unità da 1160 tonnellate,
entrata in squadra il 19 ottobre del 1864): navi che, assieme ad un quarto
scafo, il Georgia (consegnato sempre
dagli inglesi nell’aprile del 1863, al largo di Brest, al comandante William
Maury) condussero per molti mesi una guerra serrata al traffico marittimo
mercantile unionista. Consentire a
queste navi di lasciare i cantieri inglesi di Liverpool e Glasgow non fu
ovviamente facile, in quanto essendo un Paese neutrale l’Inghilterra non voleva
compromettere i suoi rapporti con l’Unione, appoggiando esplicitamente i
confederati (Lincoln aveva, infatti, minacciato Londra di severe rappresaglie
nel caso quest’ultima si fosse schierata, anche indirettamente, con il governo
di Richmond, Virginia). Ma il comandante Bulloch non si arrese davanti a simili
difficoltà, ordinando ai comandanti e agli equipaggi che, nel frattempo, aveva
inviato a bordo di navi ‘forzatrici di blocco’ in Inghilterra, di fare salpare
tutti gli incrociatori ‘disarmati’ e sotto copertura di bandiera neutrale:
soluzione che Londra accettò di buon grado.
Presa la rotta dell’Atlantico, queste unità, separatamente, buttarono l’ancora
nei pressi dell’isola Terceira (arcipelago delle Azzorre) e presso Porto Praya
(Isole del Capo Verde), dove ad attenderle trovarono dei mercantili
confederati, partiti separatamente da alcuni scali del Sud, con a bordo
cannoni, e munizioni che vennero trasferiti, montati e stivati sugli ‘incrociatori
corsari’ che, issata la bandiera di nazionalità, iniziarono ad operare, prima
in Atlantico e poi in altri oceani, dando la caccia ai mercantile che
esportavano o importavano merci da e per gli approdi dell’Unione. Dopo avere fatto rotta verso sud, doppiato Capo
Horn e risalito il Pacifico, il Shenandoah
[1]
(al comando del capitano James Waddell) si spinse fino al gelido Mare di
Behring e lungo le coste dell’Alaska e delle Aleutine, affondando o catturando
38 navi nemiche, mentre l’Alabama [2]
del capitano Raphael Semmes – la più celebre e temuta nave corsara confederata,
allestita presso i cantieri Birkenhead di Liverpool - andò ad operare in Oceano
Indiano, Mar della Cina e nelle acque della Malaysia, affondando e catturando
65 navi nordiste. Dopo mesi di
scorrerie, il 19 giugno 1864, davanti a Cherbourg, nella Manica, l’unità
corsara venne però intercettata e affondata, dopo un violento scontro, dall’incrociatore
nordista Kearsarge, al comando del
capitano John Winslow (il duello tra le due navi venne seguito, a terra, da
oltre 15.000 persone, tra le quali
il pittore E. Monet, che poi
immortalò l’evento in un suo noto quadro).
Il comandante Semmes e 41 marinai superstiti
furono soccorsi da alcune navi francesi e poterono cosi far ritorno da
eroi negli stati del Sud, partecipando ad altre missioni sul mare. Dopo la guerra contro Semmes fu intentato un
processo dal quale tuttavia questi riuscì a scamparla.
Il comandante sudista morì, non prima di avere scritto le sue memorie e le
avventure dell’Alabama, il 26 agosto 1877, a Mobile. Come spiega il ricercatore Romano Campanile, “L’Alabama affondò 20 navi in due soli mesi nell’Oceano Atlantico, dopodiché
percorse le coste di Terranova, del golfo del Messico e del Brasile, sino all’isola
sperduta di Fernando De Noronha, dove installò una propria base di appoggio
logistico. Nei sei mesi successivi,
fece rotta per l’Oceano Indiano, passando per il Capo di Buona
Speranza dove affondò altre sette scafi unionisti. Il segretario di Stato del
Nord, Gideon Welles, scrisse sconsolato di essere sull’orlo di una brutta crisi
di nervi per essere costretto a sottrarre inutilmente al blocco navale [applicato
agli stati della Confederazione, n.d.a.] molte delle navi migliori per la ricerca in
tutti i mari di quell’unità fantasma introvabile che lui stesso definì “il lupo
di Liverpool”. In effetti l’Alabama e il Semmes erano inarrestabili e introvabili.
La loro fama li anticipò persino a Singapore, dove i giornali locali diedero
alla CSS Alabama il nome di “nave
fantasma” (poiché sembrava comparire dal nulla).
A Singapore successe anche un fatto che ha dell’incredibile, ma che ben
dimostra il terrore che incutevano l’Alabama e il suo equipaggio. In quel
tempo c’erano ben 18 navi unioniste ancorate a Singapore e bastò che qualcuno
avvertisse i comandanti dell’arrivo dell’Alabama perché questi cadessero in uno stato di panico e terrore, fino alla
decisione di tentare il camuffamento della propria nazionalità sui registri del
porto e in quelli di bordo. Per alcune di loro fu tutto inutile”. Oltre al Sumter,
al Shenandoah, al Florida,
all’Alabama e al Georgia,
Bulloch aveva in mente l’allestimento di molte altre unità, tra cui: il Tallahassee,
il Nashville, il Chickamanga, lo Stonewall (che venne
impostato in un cantiere francese, ma non ebbe mai occasione di entrare in
squadra), l’Alexandra, il Rappahannock, il Tacony e il Clarence. Se il piano di
Bulloch per la commissione in Inghilterra di navi ‘corsare’ ebbe, nonostante
alcuni ostacoli, buon esito, il comandante confederato non poté però passare
alla seconda fase del suo piano, quella ch’egli aveva più a cuore, e cioè l’acquisizione,
sempre presso i cantieri britannici, di potenti ‘corazzate corsare’ a
propulsione mista (vela e motore), dotate di armamento molto pesante, grande
autonomia operativa e ragguardevole velocità, pari almeno a quella dei più
agili ‘incrociatori’. Infatti,
allorquando Bulloch mandò oltre oceano i suoi emissari intavolarono le prime
trattative con i cantieri di Liverpool e di Glasgow, nel 1862 l’ambasciatore
unionista a Londra, Charles Francis
Adams comunicò al ministro degli Esteri britannico lord John Russel che se l’Inghilterra
avesse fornito navi militari alla Confederazione, l’Unione avrebbe le avrebbe
dichiarato guerra: minaccia che spinse Londra a requisire tutte le unità già
commissionate dal governo di Richmond.
Bulloch, come sua abitudine, non si perdette d’animo, rivolgendosi alla
Francia, e precisamente ai cantieri di Nantes e Bordeaux ai quali fece un
ordine per quattro corazzate: commessa che venne soddisfatta soltanto in minima
parte (una sola unità, la Stonewall,
venne effettivamente ultimata, anche se consegnata a guerra praticamente
finita) a causa delle pressioni esercitate, questa volta su Parigi, dal governo
unionista Nel quadriennio 1861-1865, le unità confederate riuscirono ad
affondare un numero considerevole di mercantili nordisti (per un totale di
110.000 tonnellate) costringendo gli armatori unionisti a vendere ad acquirenti
stranieri interessi per ulteriori 800.000 tonnellate, spesso ad un valore di
autentica svendita. L’attività dei corsari confederati risultò talmente
efficace che, al termine della guerra civile, gli Stati Uniti chiamarono
l’Inghilterra in causa innanzi ad una corte internazionale di arbitraggio per
ottenere soddisfazione dei danni causati dagli incrociatori confederati allestiti
dai loro cantieri. E alla fine, il Tribunale di Ginevra fece ottenere al
governo di Washington un indennizzo pari a 15 milioni di dollari in oro.
BIBLIOGRAFIA:
Hearn, Chester G.,
Gray Raiders of the Sea. Louisiana State Press, 1996.
Luraghi, Raimondo. A History of the Confederate Navy. U. S.
Naval Institute Press, 1996.
Marvel, William. The Alabama
& the Kearsarge: The Sailor’s War.
University of North Carolina Press, 1996.
Still, Jr., William N.;
Taylor, John M.; Delaney, Norman C., Raiders and Blockaders, the American Civil War
Afloat. Brassy’s, Inc., 1998.
[1]
Dati tecnici CSS Shenandoha:
Varata il 17 agosto 1863, entrata in squadra il
19 ottobre 1864. Dislocamento 1160 tonnellate, lunghezza 70 metri Propulsione
mista: vela e un motore a vapore da 200 HP A. & J. Inglis
Elica in bronzo diam. 14 piedi (4,27 m.). Velocità massima:
8 nodi a vapore, 16 nodi a vela. Equipaggio: 109 tra ufficiali e marinai. Armamento:
quattro pezzi da 203 mm., due cannoni Whitworth da 12 libbre e due da 32
[2]
Dati tecnici CSS Alabama
Varata il 29 luglio 1862. Consegnata il 24 agosto 1862.
Dislocamento: 1.050 tonnellate, lunghezza
67 metri.
Propulsione mista: vela e un motore a vapore
da 300 HP John Laird Sons and Co. Velocità massima: 13 nodi. Equipaggio:
145 tra ufficiali e marinai Armamento: sei pezzi da 32 libbre, un cannone da 110 libbre e uno da 68.
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