domenica 29 luglio 2012

GENOVA UNDERGROUND LE VASCHE SOTTERRANEE DI CASTELLETTO



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GENOVA UNDERGROUND LE VASCHE SOTTERRANEE DI CASTELLETTO

di Alberto Rosselli

Sono alimentate da quasi 28 chilometri di canali e ponti-canale, dalla grande presa d’acqua di Schienadasino, situata in Alta Val Bisagno, fino alle profondità del misterioso sottosuolo di Spianata Castelletto. Maestose, buie, quasi dimenticate, le due gigantesche cisterne tardo medioevali, situate sotto piazza Goffredo Villa, dopo secoli di oscura e riservata quiete fanno di nuovo parlare di sé: delle loro splendide volte e dei loro grossi pilastri di sostegno che si specchiano nelle acque limpide di ampi laghi sotterranei. Specchi d’acqua dolce di carsica memoria, piscine per ciclopi e torrenti sotterranei giacciono e si muovono, paradossalmente, ventre di Genova, una delle città più assetate d’Italia. Nelle viscere della Superba d’acqua ne scorre molta di più che non lungo i letti semi secchi e spesso inquinati dei suoi schizofrenici torrenti che in superficie tagliano la città dai monti al mare. A scoprire tanta liquida abbondanza e ad ammirare e studiare le molte ed antiche opere idrauliche sprofondate sotto Spianata Castelletto fu, una ventina di anni fa, Gottardo Lavarello. Ingegnere e studioso di storia dell’architettura ligure, questo genovese, dopo che ebbe scoperto quei laghi sotterranei se ne innamorò a tal punto da esplorarli e navigarli più volte a bordo di un piccolo gommone. Fino ad allora l’esistenza di quelle vasche (che sono poi le ex cisterne del forte “Castelletto”, distrutto nel 1848) non era nota ad alcuno, tranne che a qualche speleologo. Lavarello le scoprì nel 1978 quando acquistò uno scantinato situato sotto la sua abitazione, l’ultima torre del castello di Spianata Castelletto. Ripulendo e liberando l’interrato dai detriti e dalle cianfrusaglie, l’ingegnere ad un tratto scoprì un’arcata murata. Incuriosito, cominciò a scavare e ben presto si ritrovò a bagno. Oltre quell’arcata si trovava infatti una grande cisterna di 1.100 metri cubi, con volta a botte e pareti in pozzolana, alta 11 metri, lunga 20 e larga cinque sul fondo della quale brillava un limpido specchio d’acqua profondo più di un metro. “Decisi allora di esplorare quell’antro – racconta Lavarello. Trasportai un gommone nello scantinato e lo feci scivolare dal buco della volta nella cisterna. Poi, armato di torce elettriche, iniziai la mia prima ricognizione osservando e studiando le bellezze architettoniche di quel grandioso ed intatto manufatto. Continuai a navigare pagaiando fino a giungere ad una seconda cisterna un poco più piccola (18 metri di lunghezza, 12 di larghezza e 11 di altezza) collegata alla prima da un arco. Il soffitto del secondo antro – continua l’ingegner Lavarello - è ricoperto di pozzolana ed è sorretto centralmente da due possenti pilastri in pietra e mattone, isolati da un ottimo impasto idrorepellente. Oltre alle due vasche da me visitate ne esistono altre collegate che però non ho mai visionato a lume di torcia elettrica”. A questo punto, alcuni si domanderanno come hanno fatto, dopo tanti secoli,  a rimanere pulite e limpide le acque delle cisterne di Spianata, considerando che il sistema di canali che le alimentava a partire dall’Alta Val Bisagno venne chiuso alla metà del secolo scorso. “I ponti-canale che attraversano le vasche di Castelletto sono ancora funzionanti e dotati di piccole fessure laterali attraverso le quali, nei periodi di elevata piovosità, l’acqua proveniente dai monti filtra abbondante, alimentando in questo modo il vasto complesso dei laghi sotterranei”. Ma ecco in sintesi la storia dell’antico acquedotto che dall’Alta Val Bisagno: il condotto che, attraverso una delle sue due ramificazioni principali giungeva entro la cerchia muraria di Genova alimentando, come succede ancora oggi a distanza di secoli, le vasche sotterranee di Castelletto.
Durante la seconda metà del 1300, il Governo della Repubblica inizia i lavori di potenziamento del vecchio tracciato del primo acquedotto di epoca romana. Nel 1500 si passa alla realizzazione di un tracciato situato molto più in alto rispetto al precedente. Viene raggiunta la zona di Castelletto dove sono ubicati i più antichi molini di Genova. Mentre il rimanente percorso in direzione del porto segue la linea spezzata delle successive cinte murarie medioevali. Più o meno nello stesso periodo il “Magistrato delle Acque” della Repubblica fa spostare le prese d’acqua più a monte: da Trensasco a Cavassolo ed infine a Schienadasino, sotto la confluenza del Lentro con il Bargaglino. Nel 1639 l’intero percorso viene ultimato con una sezione di un metro di profondità per 70/80 centimetri di larghezza. Tra il 1825 e il 1835 si effettuano opere di miglioramento del percorso aumentando il volume d’acqua portato in città. Nel 1842 viene completato il grande sifone di Veilino, presso Staglieno, secondo le indicazioni di Carlo Barabino. Nel 1917 la Prefettura emana la prima ordinanza ufficiale (resa nota a mezzo di targhe di marmo poste lungo tutto il percorso) relativa alla non potabilità dell’acquedotto civico. Negli anni seguenti, tuttavia, le acque continuano a scorrere lungo l’impianto e ad arrivare in zona porto a piazza della Marina e in vico dei Lavatoi fino al 1951.

QUATTRO PASSI SOTTO TERRA

Visite guidate alla Genova underground


La Liguria è una delle regioni più amate dagli speleologi per le sue oltre 1.200 grotte di cui alcune molto grandi e importanti. E a queste, tutte naturali, si aggiungono quelle scavate dalla mano dell'uomo. Grazie alle ricerche dei volontari di numerose associazioni locali, sono state scoperti numerosissimi antri sotterranei, la maggior parte dei quali realizzati durante la seconda guerra mondiale: cisterne, camminamenti, depositi ormai in disuso. Se ne trovano sulle alture tra Genova e Portofino, attorno all'arsenale di La Spezia e sul confine con la Francia. E non mancano i resti di antiche cavità minerarie, come quelle di Monte Ramazzo a Genova dove, fin dal 1465, si estraevano rame e solfato di ferro. Per avere un'idea della ricchezza di percorsi sotterranei di questa regione, basta dare un’occhiata alla cosiddetta “Genova underground” composta da un immenso dedalo di cunicoli artificiali lungo ben 200 chilometri: un tesoro la cui completa scoperta è da attribuirsi al Centro studi sotterranei (tel. 0102513206) che in questi ultimi dieci anni ha monitorato e catalogato tutti gli anfratti e le condotte. Va subito detto che nella maggior parte dei casi si tratta di percorsi impegnativi, accessibili solo agli speleologi più esperti e attrezzati. Anche se per certi siti sotterranei l’accesso viene consentito anche ai comuni mortali.

Dove si scende. Se volete raggiungere il rifugio antiaereo, dovete andare al parco di Villetta Di Negro, in piazzale Mazzini 3. Lì sotto si trova lo "scantinato" che ha dato riparo ai genovesi durante i bombardamenti di 50 anni fa. Si può scendere da tre accessi laterali al parco, purché si segua una visita guidata, che viene organizzata dal Gruppo degli speleologi urbani di Genova.

Per informazioni Se volete saperne di più o eventualmente prenotare un'escursione nei sotterranei genovesi potete contattare il Servizio gestione del verde di Genova, tel. 0105572642. Oppure chiamare Roberto Bixio, responsabile del Catasto regionale delle cavità artificiali (tel. 010645446). Il tour completo delle parti visitabili di Genova sotterranea è gratuito. Viene organizzato su richiesta dei gruppi, che devono essere di almeno 20 persone. Gli orari vengono fissati di volta in volta insieme alle guide, che metteranno a disposizione i caschi da minatore per la sicurezza. Si consigliano scarpe impermeabili e un k-way perché sotto terra il clima è particolarmente umido

1 commento:

  1. Ciao Alberto

    sono Giulio Casagrande tuo Ex vicino in via C.Cabella

    spero tutto ok ! avrei qualche idea da proporti ti va se ci sentiamo?

    Un carissimo saluto

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