EURO
ED EUROPA: SE TI CONOSCONO TI UCCIDONO
di Alberto Rosselli
Premetto. Non sono
un economista, bensì un ricercatore storico dotato, tuttavia, di un certo ‘comprendonio’,
ragion per cui, seppur privo di raffinati strumenti tecnici in materia
economico-finanziaria, mi permetto alcune modeste osservazioni circa l’Euro e
l’Europa. Partiamo dai cosiddetti ‘aiuti’ agli Stati in difficoltà. Li chiamano
‘aiuti’, ma a ben vedere rappresentano – come Storia insegna – che un cappio al
collo di chi li riceve: un debito contratto rappresenta sempre - se non
compensato, in tempi possibilmente brevi da contropartite di alterna natura - una
‘resa’ o una dichiarazione di sudditanza di un soggetto nei confronti di un
altro. Chi si indebita e non è sorretto da risorse proprie (capacità produttiva
teorica o materie prime) perde di fatto la propria libertà di agire, operare,
decidere. I bizzarri quanto odiosi meccanismi europei del cosiddetto Fondo
Salva Stati (Esf) sono riusciti ad introdurre nel suddetto, antico meccanismo
una variante (nuova) a dire poco diabolica: il soggetto che elargisce, finanzia
e copre gli scoperti altrui rischia il fallimento. Il suddetto Fondo prevede
infatti che tutti gli Stati provvedano al suo sostentamento. Lodevole intento,
almeno in teoria, ma dagli effetti pratici letali. Per tutti. L’Europa ha
iniziato l’andazzo elargendo miliardi a Grecia e Portogallo, Stati che sono
stati finanziati anche da Spagna e Italia, cioè da Paesi ad elevato rischio
crack. Ora è il turno della Spagna, e tocca agli altri soggetti, spesso
altrettanto indebitati, a sborsare. Risultato: alla fine del 2012, l’Italia –
la cui economia e finanza navigano, come è noto, in acque nerissime - avrà
pagato in aiuti ben 48 miliardi di euro. Morale della favola. Da un lato
Bruxelles, e il suo fedele interprete ideologico, Prof. Mario Monti (non lo
appello Primo ministro in quanto non è stato votato dagli italiani),
dissanguano il nostro Paese in nome del tanto strombazzato e sacro ‘rigore’, mentre
dall’altro i nostri conti pubblici dal
rosso volgono al viola, per salvare chi sta peggio di noi. L’epilogo è
scontato: tra la recessione in arrivo ed esborsi di questa entità entro breve
l’Italia-azienda fallirà. Un’ultima osservazione. Una volta tanto, il
Prof. Mario Monti è stato sincero. Pochi giorni fa ha, infatti, dichiarato che
lo scopo finale dell’attuale crisi è quello di “creare un’unione politica
europea” (!). Non ha specificato bene come, ma per chi sa come funzionano certe
logiche non occorre il fiuto di Ulisse per capire. Le crisi, come ha ammesso lo
stesso Monti, servono a generare ‘democraticamente’ (tralascio ogni commento) un’emergenza
in nome della quale si possono imporre a popoli ed elettori norme e leggi che
altrimenti essi non accetterebbero. In altre parole: spingi un Paese (e il suo
popolo) sul bordo del baratro e ne fai ciò che vuoi. ‘Metti in riga’ un Paese
debole e collassato (anche per sua colpa, ben si intende) secondo un tuo
modello politico-finanziario, e lo privi della sua capacità decisionale
(parlamentare), sottraendogli di fatto la sovranità nazionale, che sta alla
base della sua costituzione. Ora, io non so in quale modo si possa risolvere
l’attuale crisi economica europea e mondiale (siamo di fronte, io credo, ad una
crisi ‘sistemica’ allargata), ma intuisco la sorte degli Stati ‘deboli’ di
questa Europa senz’anima e principi etici: Stati avviati ad una sorta di nuova schiavitù
tecnocratico-finanziaria, destinata a creare a sua volta incertezza, povertà,
ingiustizia e sostanziale disparità all’interno di un ‘sistema’, quello imposto
da Bruxelles, che si arroga diritti e poteri conferitigli non dai popoli, ma da
un’oligarchia finanziaria più o meno occulta, e comunque estranea al concetto
di Europa Unita.
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