VISITA LE FOGNE
GENOVA UNDERGROUND LE VASCHE SOTTERRANEE
DI CASTELLETTO
di
Alberto Rosselli
Sono alimentate da quasi 28 chilometri di canali e
ponti-canale, dalla grande presa d’acqua di Schienadasino, situata in Alta Val
Bisagno, fino alle profondità del misterioso sottosuolo di Spianata
Castelletto. Maestose, buie, quasi dimenticate, le due gigantesche cisterne
tardo medioevali, situate sotto piazza Goffredo Villa, dopo secoli di oscura e
riservata quiete fanno di nuovo parlare di sé: delle loro splendide volte e dei
loro grossi pilastri di sostegno che si specchiano nelle acque limpide di ampi
laghi sotterranei. Specchi d’acqua dolce di carsica memoria, piscine per
ciclopi e torrenti sotterranei giacciono e si muovono, paradossalmente, ventre
di Genova, una delle città più assetate d’Italia. Nelle viscere della Superba
d’acqua ne scorre molta di più che non lungo i letti semi secchi e spesso
inquinati dei suoi schizofrenici torrenti che in superficie tagliano la città
dai monti al mare. A scoprire tanta liquida abbondanza e ad ammirare e studiare
le molte ed antiche opere idrauliche sprofondate sotto Spianata Castelletto fu,
una ventina di anni fa, Gottardo Lavarello. Ingegnere e studioso di storia
dell’architettura ligure, questo genovese, dopo che ebbe scoperto quei laghi
sotterranei se ne innamorò a tal punto da esplorarli e navigarli più volte a
bordo di un piccolo gommone. Fino ad allora l’esistenza di quelle vasche (che
sono poi le ex cisterne del forte “Castelletto”, distrutto nel 1848) non era
nota ad alcuno, tranne che a qualche speleologo. Lavarello le scoprì nel 1978
quando acquistò uno scantinato situato sotto la sua abitazione, l’ultima torre
del castello di Spianata Castelletto. Ripulendo e liberando l’interrato dai
detriti e dalle cianfrusaglie, l’ingegnere ad un tratto scoprì un’arcata
murata. Incuriosito, cominciò a scavare e ben presto si ritrovò a bagno. Oltre
quell’arcata si trovava infatti una grande cisterna di 1.100 metri cubi, con
volta a botte e pareti in pozzolana, alta 11 metri, lunga 20 e larga cinque sul
fondo della quale brillava un limpido specchio d’acqua profondo più di un
metro. “Decisi allora di esplorare
quell’antro – racconta Lavarello. Trasportai
un gommone nello scantinato e lo feci scivolare dal buco della volta nella
cisterna. Poi, armato di torce elettriche, iniziai la mia prima ricognizione
osservando e studiando le bellezze architettoniche di quel grandioso ed intatto
manufatto. Continuai a navigare pagaiando fino a giungere ad una seconda
cisterna un poco più piccola (18 metri di lunghezza, 12 di larghezza e 11 di
altezza) collegata alla prima da un arco. Il soffitto del secondo antro –
continua l’ingegner Lavarello - è
ricoperto di pozzolana ed è sorretto centralmente da due possenti pilastri in
pietra e mattone, isolati da un ottimo impasto idrorepellente. Oltre alle due
vasche da me visitate ne esistono altre collegate che però non ho mai visionato
a lume di torcia elettrica”. A questo punto, alcuni si domanderanno come
hanno fatto, dopo tanti secoli, a
rimanere pulite e limpide le acque delle cisterne di Spianata, considerando che
il sistema di canali che le alimentava a partire dall’Alta Val Bisagno venne
chiuso alla metà del secolo scorso. “I
ponti-canale che attraversano le vasche di Castelletto sono ancora funzionanti
e dotati di piccole fessure laterali attraverso le quali, nei periodi di
elevata piovosità, l’acqua proveniente dai monti filtra abbondante, alimentando
in questo modo il vasto complesso dei laghi sotterranei”. Ma ecco in
sintesi la storia dell’antico acquedotto che dall’Alta Val Bisagno: il condotto
che, attraverso una delle sue due ramificazioni principali giungeva entro la
cerchia muraria di Genova alimentando, come succede ancora oggi a distanza di
secoli, le vasche sotterranee di Castelletto.
Durante la seconda metà del 1300, il Governo della
Repubblica inizia i lavori di potenziamento del vecchio tracciato del primo
acquedotto di epoca romana. Nel 1500 si passa alla realizzazione di un
tracciato situato molto più in alto rispetto al precedente. Viene raggiunta la
zona di Castelletto dove sono ubicati i più antichi molini di Genova. Mentre il
rimanente percorso in direzione del porto segue la linea spezzata delle
successive cinte murarie medioevali. Più o meno nello stesso periodo il
“Magistrato delle Acque” della Repubblica fa spostare le prese d’acqua più a
monte: da Trensasco a Cavassolo ed infine a Schienadasino, sotto la confluenza
del Lentro con il Bargaglino. Nel 1639 l’intero percorso viene ultimato con una
sezione di un metro di profondità per 70/80 centimetri di larghezza. Tra il
1825 e il 1835 si effettuano opere di miglioramento del percorso aumentando il
volume d’acqua portato in città. Nel 1842 viene completato il grande sifone di
Veilino, presso Staglieno, secondo le indicazioni di Carlo Barabino. Nel 1917
la Prefettura emana la prima ordinanza ufficiale (resa nota a mezzo di targhe
di marmo poste lungo tutto il percorso) relativa alla non potabilità
dell’acquedotto civico. Negli anni seguenti, tuttavia, le acque continuano a
scorrere lungo l’impianto e ad arrivare in zona porto a piazza della Marina e
in vico dei Lavatoi fino al 1951.
QUATTRO
PASSI SOTTO TERRA
Visite
guidate alla Genova underground
La Liguria è una delle regioni
più amate dagli speleologi per le sue oltre 1.200 grotte di cui alcune molto
grandi e importanti. E a queste, tutte naturali, si aggiungono quelle scavate
dalla mano dell'uomo. Grazie alle ricerche dei volontari di numerose
associazioni locali, sono state scoperti numerosissimi antri sotterranei, la
maggior parte dei quali realizzati durante la seconda guerra mondiale:
cisterne, camminamenti, depositi ormai in disuso. Se ne trovano sulle alture
tra Genova e Portofino, attorno all'arsenale di La Spezia e sul confine con la
Francia. E non mancano i resti di antiche cavità minerarie, come quelle di
Monte Ramazzo a Genova dove, fin dal 1465, si estraevano rame e solfato di
ferro. Per avere un'idea della ricchezza di percorsi sotterranei di questa
regione, basta dare un’occhiata alla cosiddetta “Genova underground” composta da
un immenso dedalo di cunicoli artificiali lungo ben 200 chilometri: un tesoro
la cui completa scoperta è da attribuirsi al Centro studi sotterranei (tel.
0102513206) che in questi ultimi dieci anni ha monitorato e catalogato tutti
gli anfratti e le condotte. Va subito detto che nella maggior parte dei casi si
tratta di percorsi impegnativi, accessibili solo agli speleologi più esperti e
attrezzati. Anche se per certi siti sotterranei l’accesso viene consentito
anche ai comuni mortali.
Dove si scende. Se volete
raggiungere il rifugio antiaereo, dovete andare al parco di Villetta Di Negro,
in piazzale Mazzini 3. Lì sotto si trova lo "scantinato" che ha dato
riparo ai genovesi durante i bombardamenti di 50 anni fa. Si può scendere da
tre accessi laterali al parco, purché si segua una visita guidata, che viene
organizzata dal Gruppo degli speleologi urbani di Genova.
Per informazioni Se volete
saperne di più o eventualmente prenotare un'escursione nei sotterranei genovesi
potete contattare il Servizio gestione del verde di Genova, tel. 0105572642.
Oppure chiamare Roberto Bixio, responsabile del Catasto regionale delle cavità
artificiali (tel. 010645446). Il tour completo delle parti visitabili di Genova
sotterranea è gratuito. Viene organizzato su richiesta dei gruppi, che devono
essere di almeno 20 persone. Gli orari vengono fissati di volta in volta
insieme alle guide, che metteranno a disposizione i caschi da minatore per la
sicurezza. Si consigliano scarpe impermeabili e un k-way perché sotto terra il
clima è particolarmente umido
Ciao Alberto
RispondiEliminasono Giulio Casagrande tuo Ex vicino in via C.Cabella
spero tutto ok ! avrei qualche idea da proporti ti va se ci sentiamo?
Un carissimo saluto