EMIGRANTI
IGNOTI, EREDI FAMOSI
di
Alberto Rosselli
Interessanti sorprese emergono da un nuovo, interessante sito web
dedicato alla storia dell’emigrazione via mare (non quella “extracomunitaria”,
drammatica e molto spesso luttuosa, alla quale stiamo assistendo in questi
ultimi anni), ma a quella “transatlantica”. Il sito in questione (Immigrant
Ships Transcribers Guild) riporta infatti la lista completa, o quasi, di quegli
emigranti europei che, dalla metà del 1600 fino agli anni Trenta del secolo
scorso, andarono a cercare fortuna in America. Da questa sorta di anagrafica
dell’avventura - di per sé già degna di attenzione, almeno da parte dello
storico - emergono anche i nominativi di quegli individui che nel Nuovo Mondo
non soltanto trovarono una nuova patria, ma si coprirono anche di gloria
diventando essi stessi famosi o generando figli o nipoti destinati ad un
avvenire più che brillante in vari campi. Ovviamente, in molti casi, non
esistono prove sicure, anche perché non è sufficiente un cognome per risalire
alla nascita di un mito. Come spiega il giornalista Giorgio Dalverno, “questo
elenco di veri o presunti ‘saranno famosi’ è stato estrapolato dalle liste di
carico redatte dalle capitanerie e dalle compagnie di navigazione”: una massa
impressionante di carta ingiallita che fa riferimento ad oltre 2000 tra
velieri, brigantini, clipper e navi a vapore che nell’arco di tre secoli hanno
solcato le rotte atlantiche, trasferendo dal Vecchio al Nuovo Continente circa
400.000 emigranti in gran parte irlandesi, russi, polacchi e italiani. I primi
due secoli raccontati dall'archivio raccolgono i dati di bordo di navi
stracariche di gente che, nella maggioranza dei casi, partiva da porti inglesi,
irlandesi, olandesi e italiani. Ma veniamo ai nominativi più interessanti. Dai
documenti della nave Winchelsea giunta ad Halifax (Nuova Scozia) il 30 aprile
1749, si registra lo sbarco di tale Richard Fitzgerald, trisavolo dello scrittore
Francis Scott Fitzgerald, mentre dal libro di bordo della nave Hibernia, giunta
dall’Inghilterra a Boston il 25 gennaio 1827, emerge il nome di C. W.
Fairbanks, antenato di Douglas Fairbanks destinato a diventare un mito del
cinema muto di Hollywood. Il 20 ottobre 1868, giunge da Amburgo a New York, a
bordo del Teutonica, un giovane sarto tedesco di origini ebraiche, Anton
Altmann che di lì a poco avrebbe anglicizzato il suo nome in Altman. Alcune
biografie sostengono che Anton altro non era che il trisavolo di Robert, il
regista di ‘Nashville’ e di tante altre pellicole di successo. E interrogato in
proposito, il cineasta sembra avere confermato, dichiarandosi orgoglioso di
questa sua discendenza “che ha a che fare con l’oceano, il coraggio,
l’immaginazione e l’avventura”. Oggi come oggi, negli States dichiarare o
ammettere di discendere da immigrati transoceanici non rappresenta più qualcosa
di sconveniente, come accadeva fino agli anni Venti. Gli eredi degli
immigranti, soprattutto quelli non anglosassoni, non temono più discriminazioni
da parte dei pallidi e nordici compatrioti wasp. Con il passare del tempo,
molti oriundi slavi, latini o ispanici hanno iniziato a vantare apertamente
origini eroiche e transatlantiche e questo atteggiamento ha assunto i connotati
di una vera e propria dichiarazione di origine controllata da esibire: quasi
una moda etnica che ha cominciato a diffondersi soprattutto nel mondo dello
spettacolo e della cultura, ma anche in quello dello sport. Essere discendenti
di emigranti europei, anche se poveri ed analfabeti, conferisce agli eredi uno
status pari (se non superiore) a quello vantato dall’élite bostoniana, ancorati
al retaggio limpido e colto dei pellegrini del Mayflower. Ma andiamo avanti. Il
2 marzo 1913, tale Gaetano Di Maggio, proveniente da Palermo, arriva a New York
dove prende dimora e moglie. Nella seconda metà degli anni Quaranta, il celebre
giocatore di baseball Joe Di Maggio dichiara di esserne l’erede, anche se non
fornisce molti particolari in merito, tanto da suscitare qualche sospetto di
indebita appropriazione parentale. Una vanteria, quella del marito di Marilyn
Monroe, dettata forse dal desiderio di rendere ancora più mitica la sua figura
di campione nato dal nulla? Può darsi, ma ormai è la moda a dettare legge. Più
o meno nello stesso periodo, anche il cantante Perry Como, ormai all’apice del
successo, rilascia un’intervista nella quale si sofferma sulla figura del nonno
“navigante”, tale Piero Como, giunto da Napoli a New York a bordo della nave
Assyria nel settembre del 1876. “Aveva una bellissima voce e durante la
pericolosa traversata gorgheggiò tutto il tempo suscitando l’ammirazione del
comandante e dell’intero equipaggio”, raccontò trasognato il grande Perry.
“D’altra parte da sempre la grandezza e la solitudine dell’Oceano inducono
l’uomo allo sposalizio con il mare e alla poesia”. Sarà. Anche se occorrerebbe
ascoltare il parere degli oltre 100.000 emigranti che, pur di sfuggire alla
fame, sfidarono le gigantesche onde dell’Oceano senza nemmeno saper nuotare.
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